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Il Ghiacciaio ViedmaDi ritorno a El Chalten dopo quattro giorni di marcia forzata sotto zaini stracarichi, troviamo finalmente il tempo di raccontare il giro del Viedma.

25 febbraio.
Dopo la mattinata a vedere in barca la fronte del ghiacciaio,un giro turistico che non esisteva fino a pochi anni fa, partiamo in otto da El Chalten verso Laguna Toro. Stiamo ancora scontando i postumi della serata alla Casa de Piedra, dove abbiamo festeggiato il compleanno di Elvio Gaido, assieme alla moglie Carina. Una coppia straordinaria che ha fatto la storia di questo paese di frontiera, e che ieri sera non ha lesinato né sul cibo né sul vino: un fantastico Syrah argentino che deve ancora probabilmente lasciare del tutto le nostre menti annebbiate. Tra preparativi e permessi siamo in cammino alle cinque del pomeriggio e nonostante vi sia luce fino a tardi, alle 10 di sera siamo costretti ad accamparci a circa un’ora dalla meta.
Il luogo è bellissimo e abbiamo ancora negli occhi l’immagine del Cerro Torre che ci ha accompagnato per un lungo tratto do cammino.

26 febbraio.
Alle 11 siamo a Laguna Toro, dove tra gli alberi del campo, sbatte furiosamente una tenda vittima del vento notturno. Da qui in avanti restiamo in 6: Ely accusa un forte dolore alla schiena e alla gamba destra, sicuramente dovuto ad un’infiammazione del nervo sciatico, che un’iniezione di Tora-doll riesce a lenire ma non certo a risolvere considerando i dislivelli e gli sforzi che ci attendono. Valerio si ferma con lei e noi riprendiamo il cammino verso il mitico Passo del Viento.
Costeggiamo la Laguna Toro, risaliamo una stretta valletta e raggiungiamo la laguna Turquesa il cui nome non è stato dato a caso. Da qui bisogna attraversare il Rio Tunnel con una Tirolese tirata fra le pareti della gola. Passare sopra le rapida rabbiose che forzano per scorrere nel punto più stretto è un’esperienza anche per chi, come noi, è abituato a godere del vuoto.
Traversiamo la parte bassa del Glaciar Tunnele e poi iniziamo la lunga, lunga salita al passo del Viento a 1400 metri di quota.
Ad accoglierci un muro d’aria quasi impenetrabile. restare in piedi non è scontato ed una volta di più ci rendiamo conto di quali forze immani siano perennemente in gioco in questi luoghi sconfinati.
In attesa dei compagni che stanno salendo faccio la cosa più effimera che si possa pensare di fare qui: mi accendo una sigaretta, che sparisce nel nulla nel giro di pochi secondi. Dietro di noi il Ghiacciaio Rio Tunnel, davanti a noi il più grande dei ghiacciai dello Hielo Continental Sur. Il Viedma è ancora lontano ma già ci fa capire immensità e distanze. Scendiamo dal Passo del Vento ed in circa un’ora raggiungiamo il Rifugio Viedma: un piccolo bivacco con spazio per una decina di persone, un tavolo e due panche. Lo condividiamo con Gustavo, una guida di El Chalten ed i suoi due clienti, una coppia di Trento. I cibi disidratati, il pane ed il formaggio che ci trasciniamo dietro riempiono la sera e placano la fame. A chiudere un goccio di rhum che abbiamo fortunatamente deciso di non lasciare ad El Chalten.

Panorama del Viedma27 febbraio.
Il tempo continua a regalarci giornate straordinarie, come è raro vedere in questa parte di Patagonia. Entriamo sul ghiacciaio dopo 2 ore di marcia dal rifugio. Il grande Viedma è sempre il più grande, ma anche lui è arretrato, cedendo in questi anni pezzi significativi sotto l’incalzare di estati caldissime: ora raggiungerlo è più lungo e complesso. Entriamo sul ghiaccio nero di detrito passando sopra un ponte, relitto di grotte subglaciali che lo stanno attaccando ai fianchi. passiamo fra detrito e piccoli mulini sul cui fondo si sente scorrere acqua. C’è acqua dappertutto, in superficie ed in profondità, ma la progressione è piuttosto agevole anche senza ramponi.
Entriamo verso sud-ovest per oltre 3 km, alla ricerca di un grande fiume centrale e del suo inghiottitoio; sappiamo che c’è o perlomeno che c’era fino a qualche anno fa, quando sbarrò la strada ad un gruppo di alpinisti inglesi che stavano tentando la traversata del ghiacciaio. Troviamo mulini e meandri, attivi e fossili, ma la strada verso il centro del grande fiume ghiacciato è ancora lunga, molto lunga e noi non abbiamo tempo a sufficienza.
Torniamo sui nostri passi, e prima di uscire sulla morena entriamo in un mulino piccolo ma di straordinaria bellezza. Il ghiaccio è totalmente trasparente, sembra di essere in una sala degli specchi…
Al rifugio Viedma ci attende una specie di accampamento. Sono arrivate varie comitive di turisti accompagnati dalle guide di Chalten.
Scambiamo utili informazioni sul ghiacciaio e sul percorso che ci attende domani; chiediamo se hanno qualche notizia sul terremoto in Cile, ma ne sanno meno di noi.

28 febbraio
Iniziamo il ritorno. Il punto cruciale è Passo Huemul da cui si scende quasi verticalmente per 750m di dislivello. Il sentiero corre a mezza costa sopra il lato sinistro del ghiacciaio, che non perde occasione di farci capire le difficoltà di percorrerlo ed esplorarlo.
Il sentiero inizia a salire verso il Passo Huemul e così fa il vento. Pensavamo di avere sperimentato il “vento”, ma ci sbagliavamo. Il Vento è questo, è quello che ci fa cadere e che ci solleva, quello che si prende gioco dei nostri goffi tentativi di resistergli. Per fortuna l’abbiamo alle spalle, altrimenti dovremmo salire strisciano a terra su mani e ginocchia. Sul passo molliamo gli zaini dietro ad un roccione e giochiamo a fare da vela. Provo a saltare e mi trovo due metri più indietro. Mi butto in avanti ed il muro d’aria è duro come pietra…
La discesa da Passo Huemul è una serie infinita di fitte alle ginocchia ma presto si diluisce su prati e bassa vegetazione. Ci accampiamo per la notte vicino alla spiaggia di Capo de Hornon sul Lago Viedma. Diamo fondo al Rhum e ci stringiamo nelle tende battute dal vento. Domani la barca di Patagonia Avventura passerà a prenderci, di ritorno dal giro turistico sulla fronte del ghiacciaio. Potremmo farcela a piedi fino a Bahia Tunnel, ma sono altre sei ore di cammino ed i piedi cominciano a protestare. Abbiamo camminato quattro giorni ma il grande ghiacciaio lo abbiamo appena annusato. Chissà se e quando potremo davvero incontrarlo.

Tono

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