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Il salto di Yuruani (foto V. Crobu)Dopo le belle esplorazioni sull’Auyan Tepui ci siamo concessi un po’ di giorni di tregua a Santa Elena per poi spostarci verso l’accampamento di Chivaton, nel cuore della Gran Sabana. Nei giorni trascorsi a Santa Elena abbiamo approfittato della presenza di alcune belle cascate per fare un po’ di torrentismo,  scendendo  una parte del Rio Agua Fria, con una bella cascata di quasi 50 metri e numerosi altri piccoli salti. Ne abbiamo approfittato anche per conoscere meglio, seppur guardandoli da lontano, altri tepui inesplorati, di dimensioni e altrezze importanti (anche oltre i 2800 m slm), che si trovano a nord dei ben piu noti Kukenan e Roraima. Cime importanti, come il Tramen, Karaurin, Ilu e il piccolo ma bellissimo Wadaka-Piapue, mai raggiunte da nessun alpinista, sperdute nelle foreste tra il Venezuela e la Guiana. In particolare il massiccio dello Yuruani, per la sua forma quadrata e dimensioni, potrebbe essere interessante dal punto di vista speleologico e meriterebbe in futuro un sorvolo.

Salto da 50 m dek torrente Agua Fria (foto V. Crobu)Negli ultimi giorni ci siamo spostati piú a nord, nella zona di Kavanayen, dove si erge un’altra catena di Tepui, ugualmente inesplorata, con montagne bellissime come lo Ptari Tepui, o le cime dei Testigos Tepui che si elevano con alte pareti fino a 2400 metri di quota. La caratteristica piú interessante dell’area di Chivaton-Kavanayen è che ci si trova su un altopiano in quota (circa 1300 m slm) la cui superfice è composta dalla Formazione Mataui, la stessa dove si formano le grotte sui plateau sommitali dei tepui. Cosí dal punto di vista geologico sembra di trovarsi sopra l’Auyan Tepui, e in effetti, come ci aspettavamo, di grotte ce ne sono anche qui. Ieri abbiamo visitato una zona molto interessante ai piedi dei Sororopan Tepui, nella savana Mantupay, un altopiano costellato di doline e inghiottitoi (sembrava di essere sul carso triestino), una morfologia abbastanza anomala per il carsismo quarzitico. Nella nostra breve perlustrazione siamo riusiciti ad individuare un’unica grotta attiva, a cui si accede da un piccolo sfondamento. Si tratta di una cavitá di interstrato, percorsa da un torrente, lunga circa 150 metri, che sbuca all’esterno da una risorgenza di troppo pieno. Questa grotta dimostra che al di sotto delle doline si trovano certamente condotti importanti sviluppatisi su superfici di interstrato e che quest’area potrebbe meritare in futuro una maggioor attenzione.

Comunicazione delle esplorazioni col satellitare Intermatica (foto V. Crobu)Ora stiamo per ripartire verso Puerto Ordaz, per poi proseguire verso lo Stato di Caripe, dove vogliamo visitare la famosa Cueva del Guacharo, nel piú classico carsismo calcareo costiero di quella zona.

Speriamo poi di riuscire fra una settimana a scendere in Amazzonia per estendere la nostra visita anche ai Tepui di quell’area.

Dal caldissimo Venezuela
Francesco, Carla, Vittorio e Freddy

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