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La giornata del 25 l’abbiamo dedicata all’avvicinamento al ghiacciaio.

Sveglia alle 7, dopo colazione smontiamo il campo, e lo trasferiamo 45 minuti di cammino più avanti in direzione del ghiacciaio. Riallestito il nuovo campo ripartiamo alle 9,30 con lo scopo di tracciare un percorso che ci permetta di raggiungere l’Ameghino.

L’impresa appare da subito poco scontata. Il primo passaggio chiave viene battezzato “Welcome to Ameghino”, è un traverso su parete a pelo d’acqua che Omar ha l’onore di percorrere da primo. Poco prima dell’arrivo si indiviuda una splendida spiaggia che potrebbe diventare un ottimo campo base per una prossima spedizione. L’idea generale è che l’accesso al ghiacciaio potrebbe essere semplificato traversando il lago con delle imbarcazioni gonfiabili. Una volta giunti a destinazione raggiungiamo la morena mediana e la risaliamo per circa un chilometro. Al cambio repentino di pendenza ci troviamo di fronte ad una zona fortemente crepacciata che ci costringe a tornare a valle ma localizziamo e fotografiamo alcuni bei mulini.

Ormai si è fatto tardi e decidiamo per il rientro, anche perché il meteo, bellissimo per tutta la giornata, sta volgendo al brutto. Diffatti durante la notte vento e acqua martellano le nostre tende che si schicciano sotto la forza delle intemperie, disegnando i profili degli occupanti.

La mattina, nonostante il vento, decidiamo di dividerci in due squadre di lavoro composte da tre persone ciascuna.

Leo, Giampaolo e Omar risalgono il ghiacciaio con lo scopo di superare la zona crepacciata ed aprire un percorso verso il Col dell’Ameghino, che da immagini satellitari mostra interessanti fenomeni carsici. Rallentati dalle forti raffiche di vento da 150 km/h raggiungono l’obiettivo dopo circa quattro ore, passando alla base dell’imponente parete sud del Cerro Fantasma.

Nel mentre, Silvia, Michele e Filippo, armano e scendono i mulini visti il giorno prima, documentandoli con foto e rilievo. Particolarmente emozionante la discesa del terzo e ultimo mulino della giornata: un pozzo profondo circa 50 metri che si perde nel blu, la cui discesa al fondo è resa impossibile dall’enorme quantità d’acqua che vi si getta.

Verso le 18 le due squadre si riuniscono e rientrano al campo, dove trovano ad accoglierli Beppe e Ryow con la cena fumante.

Silvia Arrica

Comunicazione telefonica ricevuta il 27/02/2010 alle ore 20,03 locali (16,03 in Argentina)
con satellitare Iridium/Intermatica

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