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Lunedì 1 marzo è partito un giro di ricognizione nell’arcipelago di Socotra, nello Yemen.

Ma cosa andremo a fare noi sull’isola? Saremo in quattro: due membri della associazione e due naturalisti, specialisti in gestione ambientale ed esperti  in avifauna. La prospezione a Socotra durerà in tutto dodici giorni, viaggio compreso.

Essenzialmente andremo per valutare il potenziale carsico dell’isola, individuare nuove grotte e collaborare alle ricerche naturalistiche con una serie di campionamenti  da effettuare all’interno di cavità naturali.

Per la verità, non siamo i primi a giungere sull’isola; da anni esiste un Socotra Karst Project (SKP) portato avanti, tra gli altri, dal geologo belga Peter De Geest con l’appoggio delle istituzioni yemenite. Con De Geest ci siamo messi in contatto informandolo sul nostro programma,  in virtù del “Codice Etico dell’UIS” (Unione Internazionale di Speleologia) per le esplorazione e la ricerca speleologica in paesi stranieri, ma anche più semplicemente per nostra consuetudine. De Geest ci ha subito confermato il suo interesse in una reciproca futura collaborazione.

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L’isola (dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO) ha una lunghezza di circa 130 km per 40 di larghezza, faremo campo base nella cittadina di Hadibo (sulla costa nord) e da lì ci muoveremo con punte verso la costa sud con campi avanzati di due-tre giorni. La viabilità è poco sviluppata, costituita essenzialmente di piste per fuoristrada e sentieri, quindi ci muoveremo con equipaggiamento essenziale.

Ieri, martedì 2, siamo giunti all’aereoporto di Sanaa alle 21.00 ora locale dopo un volo abbastanza tranquillo. Vista l’ora tarda e la partenza per l’isola di Socotra l’indomani mattina molto presto, abbiamo ritenuto più conveniente restare a dormire in aereoporto. Il problema più impellente era cenare ma militari di guardia ci hanno sconsigliato uscire dall’aereoporto e girare da soli di sera, quindi si sono offerti loro di procurarci la cena; risultato: cena a domicilio. Verso la mezzanotte c’è stato un gran trambusto: polizia, ambulanze e pompieri a sirene spiegate. Pare che abbiano messo una bomba a 500 metri da noi: i soldati avevano ragione!

Mercoledì 3, alle 7,30 di mattina la partenza per Socotra – aereoporto di Hadibo. Socotra spunta dal mare all’improvviso dietro una cortina di nuvole: sembra un
isola incantata: mare smeraldo, alte montagne, dune bianchissime e spiagge infinite. Da terra tutto è diverso, tipico paesaggio arido e polveroso ma anche quello ha il suo fascino. Il tempo è caldo umido ed il cielo sereno. La logistica è essenziale: case spartane in pietra, niente illuminazione stradale, strade non asfaltate, polvere dappertutto e una moltitudine di gente per le strade, moltissime donne completamente coperte, il fascino dei paesi arabi. Dopo un giro nel souk di Hadibo (la capitale, poco più di un paesone), ci organizziamo per i prossimi giorni. Abbiamo preso contatto con Francesca, la studiosa italiana dell’università di Pavia che, con il prof. Fasola, segue un progetto naturalistico sull’isola. Con lei ci organizzeremo per una punta nel sud dell’isola. Staremo via fino a domenica cercando di raggiungere la grande dolina e gli imbocchi in parete che avevamo individuato sulle carte e immagini satellitari. I telefoni in quella zona non ricevono e quindi saremo isolati per tre giorni. Abbiamo tutto: materiali per il campo, viveri ed entusiasmo…

Ciccio

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