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J. Verne - Viaggio al centro della terraVi sono dei libri, legati alla nostra fanciullezza o ad alcuni suoi episodi, che in qualche modo hanno condizionato la nostra vita, i comportamenti e le passioni future. Nel mio caso quella per il mondo sotterraneo.

Di quei libri ne conservo ancora il ricordo ed il fascino, e succede che, a volte, nelle sere davanti al fuoco o nelle lunghe attese in grotta con i compagni d’avventura, da una piccolo dettaglio nasca un lungo racconto. In quei momenti mi accorgo di non essere il solo ad aver subito il fascino di quelle letture.

Chi non ha tra i propri ricordi un libro preferito, e chi tra noi è così fortunato da aver conservato quel libro fino ad oggi? Forse pochi, smaniosi com’eravamo, in nome della fretta di crescere, di disfarci di tutta quella “roba da bambini”.

Bene, io un libro del cuore l’avevo, anzi due. Due libri d’avventura, di quelli che rapiscono l’anima, di quelli che ti vedono sdraiato per terra a leggere, incurante di quel che succede intorno. I miei libri erano “Ventimila leghe sotto i mari” e “Viaggio al centro della terra”, entrambi di Jules Verne, o Giulio Verne come si usava dire un tempo. Il primo di questi libri è sopravvissuto al tempo ed è ancora con me, il secondo è andato perso in non so quale fase della mia crescita.

Orfano del gemello, Ventimila leghe sotto i mari ha avuto sempre un posto di riguardo nella mia libreria, tra gli scritti patagonici di Bruce Chatwin e quelli sui nativi d’America di George Catling. Tra le illustrazioni d’oltremare dei naturalisti dell’ ‘800 ed la saga del Signore degli Anelli, tra la storia degli antichi egizi e quella delle civiltà precolombiane.

Nell’era del virtuale e degli e-book qualcuno riesce ancora sognare con un libro “vero” tra le mani, magari anche senza aprirlo.

Si dice che avanzando con l’età si torna bambini, beh, non mi sento vecchio a tal punto ma forse bambino lo sono sempre stato, tanto da rileggere di tanto in tanto quel sopravvissuto del tempo. L’avrò letto una decina di volte prima di essere rapito, parecchi anni dopo, da un altro grande sognatore: John Ronald Reuen Tolkien. Ma questa è un’altra storia.

Fatto sta che l’altro giorno, facendo un po’ d’ordine tra alcuni libri, è scivolato fuori un mio vecchio appunto nel quale c’era scritto:  Io pensavo a tante ricchezze nascoste nelle viscere della terra e di cui l’avidità umana non potrà giammai godere, poiché i cataclismi dei primi giorni hanno seppellito siffatti tesori a tali profondità che non vi sarà zappa, vanga o piccone che possa strapparli alla loro tomba. Era un passo di “Viaggio al centro della terra”

Era un segno del destino. Con un febbrile lavoro di ricerca in internet e contattando alcune librerie specializzate in edizioni d’epoca, meraviglia delle meraviglie,ho trovato in vendita due edizioni italiane di fine ottocento, cioè contemporanee all’autore e stampate solo qualche anno dopo le edizioni originali francesi, ed il tutto per poche decine di euro.

Un click, anzi due! Ventimila leghe sotto i mari in edizione del 1881, 20 euro! Viaggio al centro della terra edizione 1887 con illustrazioni di Riou, 35 euro! non ci credo ancora ma li ho tra le mani.

L’emozione è stata così forte che ho sentito l’irrefrenabile desiderio di raccontarvelo, per trasmettere quel senso di gioia profonda che ti prende quando riesci a soddisfare un autentico desiderio, anche se coperto dalla polvere degli anni. E quale migliore occasione per raccontarlo oggi, 8 febbraio, nell’anniversario della nascita di Verne?

Rileggerò ancora Ventimila leghe sotto i mari e per altrettante volte Viaggio al centro della terra, e tra una lettura e l’altra mi aspetteranno ancora, riposti lì, in alto, insieme a Tolkien & compagni.

Ciccio

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