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TemperatureTema: Dimostrare che coi suoi 25.5 °C la grotta di Saint Paul è la più calda del mondo.

Svolgimento:

Primo passo. Alla base del concetto di “grotta” sta l’assenza di qualcosa, manca della roccia. La grotta quindi è qualcosa che non c’è, e infatti, a ben vedere, se devi mettere un chiodo –che c’è- per scendere in un pozzo –che non c’è- sei costretto a metterlo nella roccia che circonda la grotta. Sì, lo so che sembra una scemenza, ma quando ti metti ad approfondire la visione delle grotte ti accorgi che non lo è per nulla.

Questo per dire che definire la temperatura – e ancora più la capacità termica – di una grotta è molto difficile, perché ogni cosa che la compone ha una sua temperatura, sottilmente differente da quella delle altre e quindi tutto è in perenne interazione.

Secondo passo. Possiamo però affermare che la temperatura di una grotta è quella media fra le sue componenti, e che questo parametro ha anche un senso fisico, visto che in genere le differenze suddette sono molto piccole, minori di un grado.

Qui semino un inciso sul fatto che ci sono grotte in cui questo non è vero, per esempio la Cucchiara, sul monte Kronio (Sicilia).

Terzo passo. Questa temperatura media è quella dei fluidi che hanno attraversato la grotta negli ultimi millenni e quindi, in pratica, quella delle acque che si infiltrano, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Le eccezioni sono le grotte in zone aridissime, in cui il fluido che conta è l’aria, ma le zone carsiche in queste zone sono poche e con poche grotte, proprio perché aridissime.

Quarto passo. Le grotte si dividono in due grandi gruppi: le grotte di sotto e quelle di sopra.

“Superne e Inferne”, direbbe Ottavio Rinuccini.

“Sottane e soprane”, si direbbe nel Monregalese.

“Epiepaffica e Ipoepaffica” potremmo dire noi, creando due inutili ma dotte parole nuove dal greco επαφή, che significa “contatto”.

Infatti alcune grotte – quelle Superne – sono attraversate dalle acque meteoriche che si infiltrano sottoterra, mentre altre – quelle Inferne, che sono un’infima minoranza di quelle che conosciamo perché in genere non hanno ingressi percorribili – sono percorse da acque profonde che risalgono in superficie. Le prime sono in equilibrio termico con il clima esterno, le altre sono in equilibrio termico con i fluidi profondi e quindi se ne ridono di quel che succede all’esterno.

Gli esempi delle prime sono innumerevoli perché quasi tutte le grotte conosciute sono Superne, invece gli esempi delle seconde, le Inferne, si contano: c’è Cristales a Naica, la più importante di tutte, e in Italia quella di Monsummano, quella dell’Acquasanta e relativamente poche altre in zone termali.

Quinto passo. Chiediamoci ora dove siano le grotte più calde fra quelle “normali”, le epiepaffiche (!), cioè fra quelle in equilibrio termico con il clima esterno.

Risposta: dove il clima esterno è più caldo.

Va bene, quindi sono grotte, in generale, a quote basse dato che la temperatura media va diminuendo con la quota. Infatti in montagna fa più freddo che a valle, e quindi le acque che si infiltrano nel sottosuolo sono gelide. E nelle grotte di lassù fa un freddo cane.

Quindi le Grotte Superne Più Calde devono essere a bassa quota.

Ottimo: ora ci chiediamo dove sono le zone carsiche con il clima esterno più caldo. Risposta: saranno dunque quelle a bassa quota vicino all’Equatore!

Non proprio esatto ma quasi, e per ora va bene così. Va notato che ci sono due punti: 1) la bassa quota e 2) la vicinanza all’Equatore.

Sesto passo. Tutti sanno che la temperatura media al livello del mare va scendendo via via che si va verso i Poli. Domanda: lo fa in modo regolare?

Risposta: no. In Europa, ad esempio, la temperatura media annuale scende di 0.7 °C per ogni grado di Latitudine verso i Poli, ma questa diminuzione varia da un posto all’altro a seconda della morfologia dei territori e della loro localizzazione.

Infatti l’emisfero sud del pianeta è più freddo del nord, soprattutto per la presenza al suo centro di un immenso continente coperto di ghiacci, l’Antartide. Inoltre in quello settentrionale si concentrano quasi tutte le terre emerse, e quindi c’è una varietà climatica molto più grande. Il risultato è che la linea delle temperature medie annue più alte non coincide con l’Equatore geografico, ma serpeggia poco a nord di questo, facendo anse più ampie all’interno delle terre emerse. Chiaro?

Questa linea di temperatura media annuale massima si chiama “Equatore Termico”.

Settimo ed ultimo passo. Che temperature ci sono lungo l’Equatore Termico? Diciamo subito che sono intorno ai 25-30 °C, ma nelle zone marittime la variabilità si riduce a 26-27 C°.

In conclusione abbiamo capito che le “grotte superne” più calde le troveremo cercando lungo l’Equatore Termico, e a bassa quota. Apprestiamoci dunque a fare il viaggio più caldo possibile, almeno in media annuale…

“Sei pronto, nocchiero?”, dico al corvo che sta al timone.

“Sì, è da ore che aspetto che tu finisca di chiacchierare”.

“Via, allora”.

Alziamo le vele per questa circumnavigazione proprio là dove l’Equatore Termico interseca la Linea del Cambiamento di Data, in mezzo al Pacifico.

Questo è anche il punto in cui, in questo viaggio, saremo più a sud, cioè il punto in cui l’Equatore Termico arriva più vicino a quello geografico è proprio in queste zone. Qui la temperatura – media annuale – è poco meno di 27 °C, non ci sono né terre né grotte, anche le Hawaii sono ben più a nord e sensibilmente più fredde, 24 °C.

Prua ad est, ma per seguire la linea dell’Equatore Termico, via via che ci avviciniamo alla costa americana dobbiamo puntare lievemente verso nord. Ecco le prime terre emerse, siamo arrivati a sud della Baja California, in Messico, il clima si inaridisce di botto e qui appare finalmente il carsismo ma presto, ahimé, appaiono anche degli altopiani assai alti e quindi, proprio dove potevamo trovare le prime grotte più calde, ecco che l’altitudine le raffredda.

Proseguiamo nell’interno. Arrivati al centro del Messico, a Fresnillo, a quasi 20° N, orziamo decisamente a sud-est e avanziamo seguendo la dorsale dell’America Centrale.

Il clima si fa piovoso, la vegetazione prorompe coi suoi acidi umici e quindi le grotte si fanno numerose e a bassa quota.

“Qui ci sono sicuramente le prime Grotte Superne più calde del mondo che incontriamo”, dico al corvo.

“Che sorpresa!” mi dice, lanciandomi un’occhiata. Guardo il termometro che stiamo trascinando nel sottosuolo, segna 26 °C.

Ci lasciamo Panama sulla destra e, scesi ormai a 10° N, entriamo nel Sud America, orientando progressivamente la prua a sinistra.

Solchiamo le zone centrali del Venezuela, ma qui di nuovo le grotte si alzano di quota e nelle piane dell’Orinoco pare esserci ben poco. Ora sbuchiamo in mare dalle parti delle Guiane, siamo di nuovo molto vicini all’Equatore Geografico.

E’ ora di passare l’Atlantico e lo facciamo con una rotta che ci porta lentamente verso nord, sino a toccare l’Africa dalle parti della Sierra Leone. Qui ci saranno di sicuro altre Grotte Superne caldissime, ma non credo siano ancora state esplorate. Il clima da piovoso e marittimo si fa rapidamente arido e continentale.

Ora inizia il più lungo tratto all’interno di terre emerse, puntiamo la prua a NE, lasciamo le foreste costiere guineane per entrare nel sahel.

Che è “sahel”, arido e caldo, non per caso.

Ci spingiamo a nord sino a Tomboctou e lì rimettiamo la prua dritta ad oriente per finire l’attraversamento del Sahara attraverso Niger, Chad e Sudan. Il termometro segna temperature medie terribilmente più alte, sui 32 °C, le quote sono relativamente basse.

“Sì, la Grotta Soprana Più Calda del Mondo è qui”, mi dice il corvo.

Alla faccia del titolo del tema, penso io.

Diamo un’occhiata di sbieco al Nilo mentre lo attraversiamo e poi via ancora ad est, sino al nord dell’Eritrea, ora timone a sinistra, la prua punta a ENE, superiamo d’un balzo il Mar Rosso. Solchiamo Yemen e soprattutto Oman, pieno di grotte caldissime ma anche di montagne che le rinfrescano.

Un breve tratto di Oceano ci porta alla costa del Pakistan (28.6 °C, dice il termometro), poi l’Equatore Termico comanda  timone a dritta, rotta su ESE, attraversiamo di sbieco l’India, la temperatura sta mollando un po’, l’umidità aumenta, usciamo in mare dall’Orissa, voliamo sulle Andamane (ci saranno grotte?), tagliamo il nord della penisola malese, il sud del Vietnam, riprendiamo il mare sempre con barra a ESE, la temperatura ora è 27 °C, ecco apparire una striscia di terra messa proprio di sbieco dinanzi alla nostra rotta.

“Che terra è?” chiedo al navigatore.

“Un’isola, si chiama Palawan”, risponde, “pare che ci sia una grotta sul mare, con un fiume allungato proprio di traverso alla nostra rotta Equatorial-Termica”.

“La possiamo vedere?”

“Certo”, mi dice, poi urla: “Timone in basso e a sinistra! Accendere le luci di prua!”.

La nave scende al pelo delle onde.

“Tutto a dritta!”, dice il corvo, la nave si piega e si infila nelle radici della montagna più alta.

Appaiono delle gran gallerie su acque scure e calme, brulichio di vita, rondini e pipistrelli ci sfrecciano accanto, lo scheletro di un antico Laventino ci saluta.

Il lampo di buio è finito, timone in alto e a sinistra, mare, rotta ad Est, verso la linea del cambiamento di data sulle distese del Pacifico, il viaggio sta per terminare.

“Calda quella grotta, eh?” dico al navigatore.

“Calda?”

Mi lancia un’occhiataccia, “è da quando abbiamo iniziato il viaggio che siamo sempre più o meno alla stessa temperatura, appena sopra terra o appena sottoterra. E infatti era il viaggio nella zona dove le rocce più esterne sono più calde, e quella grotta fa parte delle Grotte Più Calde, visto che sta nelle Zone Più Calde”.

“Ah”, dico “quindi quella non è proprio La Grotta Epiepaffica Più Calda?”

“Macché, ce n’è un’intera equatoriata di grotte a quella temperatura, mentecatto. E comunque mentre passavamo la grotta mi ha detto di riferirti che Epiepaffica sarà tua sorella”.

“Ah!..” dico. E mi zittisco, deluso, guardando l’Equatore Termico e quello Geografico che si avvicinano segnando la fine del nostro viaggio.

La grotta del Subterranean River di Sabang non è la più calda di tutte, uffa. E poi com’è antipatico, questo corvo.

GBad

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