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Nella sede della Reserva El Ocote col direttore Roberto EscalanteDopo un lungo viaggio, tra voli cancellati e trasferimenti, ieri sera siamo approdati a Tuxtla Gutiérrez. Siamo qui in due. Non per una spedizione ma per preparare il lavoro dei prossimi mesi. Riunioni e sopralluoghi. Una settimana tropicale.
La ripresa delle spedizioni in Chiapas ha riportato a galla l’immensa mole di dati accumulati in oltre vent’anni di lavoro della nostra associazione. L’ottimo rapporto coi locali ci ha permesso di trovare ed esplorare grotte nuove, alcune delle quali hanno tutti i presupposti per rivelarsi sistemi importanti. Stiamo lavorando in stretta collaborazione con le istituzioni, e insieme alla Reserva de la Biosfera Selva El Ocote abbiamo messo a punto un progetto di documentazione, didattica e tutela ambientale. Abbiamo stimato due anni di lavoro, quattro spedizioni, corsi di speleologia e seminari per le comunità locali. Siamo partiti lo scorso novembre, e i primi risultati sono incoraggianti.

Insieme a Kaleb Zárate Gálvez, speleologo del Grupo Espeleológico Jaguar di Tuxtla che ha già partecipato alle recenti spedizioni, oggi io e Tullio abbiamo incontrato Roberto Escalante, direttore della Reserva El Ocote. È stata una lunga e piacevole riunione nella sede del parco, a Ocozocoautla. Escalante ci ha accolti con una buona notizia: la stagione secca appena conclusa, per la prima volta dopo anni non ha fatto registrare incendi, almeno non all’interno del parco. E siccome qui gli incendi sono sempre dolosi, significa che poco a poco la gente sta diventando sensibile alle tematiche ambientali.
Con Escalante abbiamo fatto il punto sul progetto in corso. Nell’immediato futuro continueremo l’esplorazione di alcune grandi grotte, studieremo la circolazione delle acque sotterranee, continueremo a raccogliere dati sulla fauna ipogea, terremo seminari di sensibilizzazione e incontreremo giovani e studenti. Cercheremo di puntare i nostri piccoli fasci di luce nella direzione che ci sembra più giusta: la diffusione della conoscenza.
La selva El Ocote è un universo variegato, uno dei luoghi a più elevata biodiversità del pianeta. Ma è anche estremamente fragile. A lungo abitata dagli Zoque (popolazione precolombiana erede della cultura Olmeca), dopo l’arrivo degli Spagnoli la foresta è tornata al suo stato originario. Fino a qualche decennio fa, quando vi si sono trasferite alcune comunità, che vi hanno impiantato colonie. Sono state costruite strade e vaste porzioni foresta sono sparite per sempre: tagliate per trarne legname, bruciate per piantare mais e fagioli.
Le popolazioni che vivono al margine della selva hanno sotto i piedi un patrimonio immenso. Un mondo sotterraneo fatto di grotte gigantesche, spesso ricche d’acqua (quasi del tutto assente in superficie).
Siamo convinti che la conoscenza di questo mondo sia fondamentale anche per la sopravvivenza degli ecosistemi epigei, e pensiamo di poter dare un contributo alla loro conservazione. Per questo stiamo cercando di coinvolgere soprattutto i locali, i contadini, gli abitanti delle colonie. Sono loro, quelli che in questi posti non ci vengono in spedizione o in vacanza, a dover fare i conti con ciò che la loro terra sarà tra qualche anno: un posto come tanti altri, con strade e case e distributori di benzina; oppure il luogo incantevole in cui si può sentire ancora il pulsare vivo della foresta. E dove i fiumi che corrono dentro le grotte sono ancora limpidi e brulicanti di vita. Natalino.

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