E così, in poche ore, ci siamo trovati proiettati in quel mondo perduto che avevamo lasciato con tanta nostalgia un anno fa, volando come aquile sul suo elicottero Long Ranger, sorvolando il gigantesco massiccio del Chimanta per poi giungere alla muraglia dell’Auyan fino all’ingresso della Cueva Guacamaya. Raul ci scarica lassù e ci saluta dicendoci che passerá fra tre giorni, o forse piú.
Non c’ è dubio che i luoghi più misteriosi dei Tepui sono proprio le grotte, e questa, la Guacamaya, è una cavita che ci lascerá veramente sbalorditi per i due giorni di esplorazione seguenti. Rileviamo oltre un chilometro di gallerie, a tratti enormi. La grotta è sostanzialmente un grande traforo percorso da un bel torrente, ma la parte piu interessante non è tanto il ramo principale, quanto una galleria laterale fossile, lunga 700 metri, che chiameremo Tramo de los Opales.
Questa zona della grotta presenta la più sconvolgente varietà di formazioni, speleotemi, cristallizzazioni che è possibile osservare in una grotta nelle quarziti. Passeremo un giorno intero a fotografare questa meraviglia, e mai come in quei momenti ci sentiamo in un mondo fragilissimo, dove ogni passo va pensato per non danneggiare nulla, per cercare di essere solo degli ospiti di passaggio, leggeri come piume in una cristalleria senza eguali.
Verifichiamo che anche questa galleria si presta benissimo al lavoro di documentazione foto 3D che stiamo programmando per l’anno prossimo. Decideremo peró in seguito, in accordo con Raul, che di questa grotta sará meglio non divulgare le coordinate precise, proprio per la fragilità degli ambienti, davvero unici. Sembra proprio la Lechuguilla delle grotte in quarzite, e meriterá per il futuro molte attenzioni affinché non venga rovinata o danneggiata da possibili visitatori occasionali.
Martedi mattina lasciamo con un po’ di dispiacere il comodissimo hotel Guacamaya. Raul è arrivato, e prima di riportarci nella realtà, vuole che diamo un’occhiata a una serie di grandi ingressi in parete a pochi chilometri da lì. Non siamo una spedizione vera e propia e non siamo attrezzati per fare piú che una veloce prospezione. Comunque io e Vitto scendiamo quel giorno nella valle e in poche ore ci affacciamo sull’enorme portale della Cueva del Aguila. La cavitá è veramente enorme, una galleria alta 60 metri in certi punti e larga venti. Il problema e che il fondo e occupato da una grande frana di blocchi ciclopici che rendono difficile la progressione. Rimaniamo cosi lassú altri due giorni, esplorando una grotta non facile, scendendo fino a incontare un torrente che mi costringe a ripetuti bagni nei laghi, senza riuscire a vederne la fine. Sicuramente un luogo dove bisognerà tornare nelle prossime spedizioni, meglio attrezzati e con piú tempo a disposizione.
Infine ecco che ieri Raul, tagliando paurosamente le nebbie della montagna, ci ha recuperato e riportato coi piedi per terra. In questi giorni abbiamo verificato, se ancora ce n’era bisogno, che lassu c’è moltissimo da esplorare, e che questi luoghi meritano un progetto di larghe vedute, in accordo con le istituzioni venezuelane, per documentare e studiare al meglio i tanti siti ancora cosi sconosciuti che vi si trovano.
Ora siamo di nuovo qui, nel mondo di sempre, ma continuiamo a sognare, non abbiamo programmi definiti per i prossimi giorni, ma il nostro viaggio continua e certamente tra un po’ ci saranno altre belle avventure da raccontare.
A presto,
Francesco, Carla, Vittorio e Freddy