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Il Subterranean River visto da un "diversamente giovane"

Orizzonte davanti a SabangRientrato da Palawan solo da pochi giorni, credo sia utile aggiungere la mia voce alle molte altre che hanno sino ad oggi arricchito il blog.

Non parlerò di concrezioni, del resto Giovanni, in uno dei suoi primi post, aveva dato per scontato che nel sistema non esistessero speleotemi di pregi e naturalmente si sbagliava e di grosso… ma questo sarà oggetto in futuro di altri pubblicazioni.

Non parlerò neanche dei rilievi scientifici cui ho partecipato: sarebbe banale e, soprattutto, fuori luogo. I risultati, molti e di importanza, appariranno presto nelle sedi opportune.

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Vivere in una bolla

Quando si partecipa a una spedizione in luoghi del pianeta remoti e di difficile accesso c’è un’aspetto che colpisce, è la “separazione” che si vive dal resto del mondo.

Non è l’idea romantica di esploratore confinato ai lembi estremi del mondo, dove le notizie non giungono; naturalmente esiste anche questo aspetto, e proprio l’associazione La Venta ne sa qualcosa, come quando, nel 1991, ai tempi del golpe in Unione Sovietica,  le squadre esplorative isolate sull’altipiano di Bau Sun Tau, continuavano le discese in grotta, ignare degli accadimenti moscoviti e delle preoccupazioni italiane.

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Farnesina e parenti

Comunicazione satellitareDedicato ai preoccupati parenti-sposi-amici di chi sta divertendosi nel Subterranean River, a Palawan, Estremo Oriente.

Nel NE del Giappone, Estremo Oriente, si è abbattuto un terremoto, poi uno tsunami, ora un disastro nucleare. Questo è oramai noto a tutto il pianeta, anche ai nostri esploratori, effettivamente un po’ lontani dai mezzi di informazione tradizionali.

Mentre ci auguriamo che i Cavalieri dell’Apocalisse che mancano – uragano, peste, cavallette, guerra… – , vadano altrove, ricordiamo che fra Palawan e Sendai ci sono 3900 km, la stessa distanza che separa Bari da Herat, e Roma dalla Groenlandia.

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Mud Mud e Waka Waka

Ieri due gruppi al Subterranean River: il primo alle Mud Galleries (mud=fango), un nome un programma, il secondo a fare la risalita-mai-salita-ma-molto-sperata, su colata, al Ramo dei Filippini (il Gaia Branch), oltre la quale si intravede un grande vuoto.

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Ecco quindi un breve resoconto sui fanghi filippini.

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Il tempo vola

Stupende concrezioniAvantieri mattina ci siamo diretti all’Underground River per documentare fotograficamente il proseguimento del ramo dei Filippini esplorato nei giorni precedenti. Abbiamo deciso di dormire al campo dei ranger all’ingresso della grotta per non avere limiti di tempo sull’uscita, l’ultima barca parte da lì per il nostro campo base intorno alle sei del pomeriggio, troppo presto per noi.

Alle dieci circa siamo entrati con la barca, l’abbiamo legata alla fine della parte navigabile del Gaia Branch ed abbiamo cominciato a inoltrarci a nuoto nel ramo. Abbiamo raggiunto la zona asciutta, ci siamo cambiati, abbiamo indossato tuta, imbracatura, montato gli attrezzi e abbiamo iniziato a avanzare nel breve tratto attrezzato. Finito. Ci togliamo tutto e lo lasciamo lì a aspettarci per il ritorno.

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Le radici del mare

La prateria di eccentriche nel Gaia Branch.La canoa avanza sull’acqua liscia della God’s Highway. Siamo stanchi, immersi in uno strano silenzio misto a riverenza. Ancora poche centinaia di metri e questo fiume, il Subterranean River, ci lascerà scivolare verso il mare. Superata una curva, al fruscio delle pagaie sull’acqua, si aggiunge un lamento lontano, un rumore che si fa sempre più forte e avvolgente. Si riconosce la voce del mare, l’infrangersi delle onde, il suo urlare inconfondibile. Smettiamo di pagaiare, la canoa viene trasportata dalla corrente, un insieme di fiume e marea uscente. Poi finalmente all’improvviso la volta della galleria lascia spazio alle fronde degli alberi e a un cielo stellato mozzafiato. La prua della barca si arena nella sabbia e approda nel piccolo porticciolo a poche decine di metri dalla foce. Scendiamo e, dopo ancora un attimo di esitazione, ci buttiamo in mare, scontrandoci con la schiuma delle onde, come quell’acqua che fin qui abbiamo voluto seguire, nel suo percorso sotterraneo attraverso l’imponente monte Saint Paul.

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