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La galleria allagata della Cueva Escondida (Foto Natalino Russo)Ecco cos’era. Da qualche giorno ci sembrava di sentire un bisbiglio lontano, confuso dal rumore della pioggia. Ieri, quando il sole è tornato a splendere su tutta la vallata, tra le nebbioline della selva e i coni del carso tropicale, è esplosa netta la risata. La zona di Lázaro Cárdenas ha deciso finalmente di svelare i suoi segreti: ci ha regalato almeno cinque grotte grandi, comode e belle da fotografare. E tra i locali è partita la gara a chi ci porta alla cueva más grande y más linda.

IlVaschette nella sala terminale della Cueva Escondida (Foto Natalino Russo) regno di ciò che è vivo ha deciso finalmente di lasciar affiorare ciò che lo fu. La geologia si sta prendendo la sua rivincita sulla botanica, e i metri sotterranei iniziano ad avere la meglio su quelli scarpinati in selva. Non abbiamo ancora trovato la via che inseguiamo, quella che conduce giù giù verso il Rio La Venta. Ma qualcosa ci dice che siamo sulla strada giusta. Ieri i campesinos che ci fanno da guide sono entrati con noi, hanno superato strettoie e hanno nuotato in acque limpide. Si sono divertiti un mondo, increduli nello scoprire le bellezze che hanno nei loro terreni. Hanno scoperto qual è l’oro che cerchiamo, cosa ci spinge così lontano da casa. Abbiamo condiviso con loro i nostri tesori della notte.

Peccato dover già ripartire per Tuxtla, dove ci aspetta la cueva del Puercoespín. Qui al rancho Montecristo resteranno cinque persone, per vedere altri ingressi e rilevare quelli esplorati ieri. Tanto per non lasciare troppe incognite a solleticarci per i prossimi mesi.

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