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Squilla il telefono. Sul display appare un lungo numero che inizia per +88. È uno dei satellitari Intermatica che usiamo per le spedizioni. Ecco, sono loro: i messicani.

“Pronto?”

Dall’altra parte la voce familiare di Tullio mi aggiorna sulla spedizione in Chiapas. È allegro. Va tutto bene, dice, e l’entusiasmo è alle stelle. È iniziato il corso di speleologia diretto ai ragazzi delle colonie: partecipano in quindici, tutti ventenni.

Intanto il primo gruppo, partito a inizio mese e diretto alle zone più selvagge della foresta, è uscito ieri da quel mondo di karren e vegetazione lussureggiante. La prospezione è andata bene, anche se con qualche difficoltà causata da una perturbazione da nord, che ha scaricato forti piogge. Ora si sono uniti agli altri, e sono tutti insieme al campo base presso il ranchito El Arco, nella riserva di riforestazione dell’associazione La Venta.

E stasera arrivano a Cintalapa altri tre speleologi italiani, partiti ieri da Roma. Il gruppo cresce, quindi. E meno male: laggiù c’è tanto lavoro ancora da fare, e ogni spedizione apre nuove prospettive.

Natalino

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