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Verso il Canyon del Sumidero

Il pozzo (foto Pier Paolo Porcu)È proprio strano a volte come il susseguirsi degli eventi ti porti in luoghi che mai avevi pensato e in situazioni totalmente impreviste. Ed è forse proprio questo il bello del viaggio, l’essenza dell’esplorazione, non sapere che cosa ti aspetta e riuscire ad assaporare tutto quello che accade come parte di un’avventura che ti guida sempre verso nuove mete.

Qualche giorno fa tornavamo a Tuxtla parecchio demoralizzati per l’anticipato ritiro dalle montagne di Cardenas, la spedizione non poteva continuare laggiù, e poche effettivamente sembravano anche le possibilità di spostare tutta la gente in altri luoghi, riorganizzare una logistica complessa e programmare un lavoro speleologico sensato altrove. Domenica pomeriggio, attraversando con le barche l’impressionante Canyon del Sumidero ci eravamo nuovamente galvanizzati.

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Leviatang

Un grande albero nella selva (foto Pier Paolo Porcu)Scrivo solo due righe per aggiornarvi velocemente… poi seguirà un post più dettagliato con foto e video.

Che dirvi? no, non siamo stati al mare a oziare… questi ultimi tre giorni abbiamo riscattato il debito di sfiga che ci ha afflitto in questa spedizione. Alla Cueva del Puercoespin le cose sono andate decisamente bene… Siamo ora appena rientrati in albergo a Tuxtla dopo una serie di punte che ci hanno impegnato fino ad oggi pomeriggio, culminate con l’esplorazione di un pozzo gigantesco, Leviatang, dopo mezzo chilometro di galleria da favola e tantissimi bivi rimasti inesplorati. Abbiamo rilevato circa 1200 m di grotta nuova in due giorni!

Gli undici irriducibili che hanno voluto continuare quest’avventura hanno raccolto finalmente  grandi soddisfazioni, e potranno realmente assaporare il relax sulla spiaggia del pacifico da domani.

Non anticipo altro, se non rispondendo ad Andrea: la grotta enorme l’abbiamo beccata veramente.

Per i dettagli vi lascio al prossimo post.

Cesco

il video, o meglio l'audio, del pozzo Leviatang

Fantastico web! Sono qui in uffico al lavoro e spunta un messaggio di Cesco su Skype direttamente dal Messico.  Mi chiede se può inviarmi un video da pubblicare nel blog.  Percepisco dal resto delle battute che c’è eccitazione.  “Vai” gli rispondo.

Scarico il video e…wow.  Decido che deve finire subito anche su yuotube. Guardate, o meglio sentite un po’ anche voi.

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La grotta è un millepiedi

Un passaggio nella selva (foto Carlos Sanchez)«Il grottone scorre placido e ampio qualche metro sotto il campo, trafora i cerros, propaga i suoi rami come le radici del mamey. E proprio come le diramazioni vegetali, è invisibile. Vaghiamo da giorni nel fango di questi sentieri per cercarne gli ingressi, ma il vuoto si beffa di noi. Siamo in piedi già alle sei, spinti dall’insonnia da fuso orario; poco dopo l’alba facciamo le squadre sorseggiando un caffè intorno al fuoco: quattro andranno verso le terre lontane di Tres Marías insieme a due guide; qualcuno cercherà di individuare un grottone segnalato nei pressi del rancho Valle Acosta; qualcun altro caricherà i pesanti zaini su un cavallo e si avvierà verso nord, nella zona cosiddetta della Soledad, per montare un campo avanzato e tentare di raggiungere la mitica confluenza tra il Rio Negro e il Rio La Venta.

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Rientrati a Cintalapa

Uno degli incontri... (foto Natalino Russo)Siamo rientrati oggi a Cintalapa dopo 5 giorni nella foresta. Come già scritto da Corrado, purtroppo alcuni problemi burtocratici di autrizzazioni con l’INAH (Istituto Nazionale di Archeologia e Storia del Messico) non ci hanno permesso di lavorare con serenità e abbiamo così deciso di anticipare di qualche giorno la seconda fase della spedizione. Lassù abbiamo lasciato molte cose da fare, i pochi giorni ci sono bastati a malapena per capire dove concentrare gli sforzi in un territorio veramente vasto. Abbiamo percorso chilometri di selva, inseguendo segnalazioni di grotte e inghiottitoi, spaziando dal Rio Negro al Rio la Venta. Abbiamo effettuato due campi principali, un nella zona del Clarin e un altro nel meraviglioso rancho Valle Acosta, da cui ci siamo spostati sia in giornata, sia passando una notte con le amache nella selva. Alcuni avvicinamenti hanno richiesto più di 5 ore di cammino, aprendo picade a colpi di machete, guidati dai proprietari di terreni e dai giovani rancheros di Cardenas. Le grotte esplorate non sono state in verità molte, alcune cavità sul centinaio di metri nella zona clarin, grotte fossili e brevi inghiottitoi nella zona di Acosta. Un gruppo si è perfino spinto alla junta, dove i due fiumi si incontrano, attraversando un impressionante paleoalveo del Rio la Venta.

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Notizie telefoniche dalla selva

Campo nella selvaFrancesco ci comunica che le difficoltà per raggiungere l’ingresso delle cavità sono state superiori all’atteso, tanto che quello che doveva essere un avvicinamento di 2-3 ore è diventato di 8-10 ore, e questo è dovuto al fatto che recenti incendi hanno abbattuto alberi di grosse dimensioni che interrompono frequentemente la vecchia pista, dove tra l’altro la fittissima vegetazione tropicale ha ripreso il suo spazio. Ciononostante ieri sono arrivati all’ingresso di un grande inghiottitoio inesplorato, individuato seguendo un corso d’acqua che attraversa due trafori naturali.
Oggi però non potranno entrare per l’esplorazione perché l’INAH (Instituto Nacional de Antropologia e Historia) sta tardando nel rilascio dei permessi di esplorazione per via di una ipotetica presenza di reperti archeologici nell’area. Proseguireanno pertanto con ulteriori ricognizioni esterne e ubicazioni di altri ingressi.
Dei 17 partecipanti 5 sono fermi per influenza suina, evidentemente incubata in Italia, in compenso il clima è fresco, con piogge notturne e con il vantaggio che questo tiene alla larga le numerosissime garrapatas (zecche), vera piaga di quei sentieri.

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