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Conclusa da pochi giorni la prima fase operativa del progetto “Colombian Amazon”, che ha come obiettivo l’esplorazione e lo studio di una vasta area di affioramenti di roccia quarzitica immersi in una foresta tropicale primaria nel sud dello stato colombiano, per lo più ancora sconosciuta all’uomo e alla scienza.

Il progetto fa parte di un più vasto programma di esplorazione e investigazione scientifica sulle quarziti del nostro pianeta che l’associazione La Venta ha già ampiamente sviluppato negli anni passati con le spedizioni esplorative pluriennali sui tepui del Venezuela e del Brasile.

Un po’ di cronistoria
Il progetto nacque qualche anno fa, prima che l’arrivo della pandemia ci costringesse a sospendere tutte le nostre attività in essere in attesa di tempi più favorevoli. La zona interessata è quella del Rio Caquetà, nel dipartimento omonimo nel sud del paese, compresa tra l’area protetta del Parco Nazionale del Ciribiquete a nord e il dipartimento di Amazonas più a sud nella parte colombiana dell’immensa foresta amazzonica. Dopo una prima fase di osservazione delle carte e delle foto satellitari dell’area, erano seguiti i contatti con i ricercatori e le istituzioni scientifiche colombiane e l’avvio di un contatto con le popolazioni che vivono in quel territorio. Attraverso la mediazione del un contatto sul posto, il kayakista e documentarista colombiano Jules Domine fu quindi possibile concordare una data per l’incontro con i rappresentanti della comunità Monochoa. Nei rimi giorni di febbraio del 2020 partì da Bogatà un primo gruppo, formato da Francesco Sauro e Daniela Barbieri per La Venta, due speleologi americani (Daniel Straley e Brady Merrit) e il biologo dell’Instituto Humboldt, Carlos Lasso. Con un piccolo aereo era stata raggiunto il villaggio di Araracuara, un piccolo insediamento sul Rio Caquetà ai margini dell’immensa foresta tropicale, comprendente un avamposto militare e un minuscolo aeroporto con una malmessa pista in terra battuta. Giunti ad Araracura, il gruppo ha proseguito a piedi e in barca per quasi due ore a monte delle rapide del profondo canyon Araracuara fino a un villaggio del Resguardo (riserva) Monochoa dove il giorno seguente avvenne la riunione con i governatori indigeni. Al termine del consiglio ci fu dato il permesso per effettuare la spedizione esplorativa con l’accordo che il progetto si sarebbe svolto insieme con gli indigeni stessi, perseguendo l’obbiettivo di creare uno scambio culturale tra le nostre diverse realtà, e coadiuvandoli nella conoscenza scientifica del loro territorio. Ci lasciammo allora con l’intenzione di organizzare di lì a pochi mesi una prima prospezione completamente composta da giovani Monochoa, scelti dal consiglio degli anziani, in rappresentanza dei villaggi presenti nella riserva. La Venta avrebbe fornito materiali tecnici e supporto affinché tale gruppo indigeno potesse raggiungere diversi ingressi di grotte sulle montagne quarzitiche facenti parte della riserva. Purtroppo una volta tornati in Italia, il mondo venne travolto dalla pandemia, e questo sogno rimase ad aspettare tempi migliori.

Si avvia la prima fase del progetto
A distanza di due anni, nel febbraio del 2022, siamo partiti per mettere in atto quanto deciso insieme agli amici della comunità Monochoa riprendendo le stesse tappe concordate al tempo della nostra prima visita. Durante i giorni di permanenza ad Araracuara sono stati ripresi i contatti con gli abitanti della riserva, organizzando una nuova riunione con i responsabili dei villaggi, per pianificare le fasi successive e la spedizione indigena di ricerca degli ingressi. Nel frattempo il nostro gruppo, di base ad Araracuara, prendeva conoscenza del territorio raggiungendo con due ore di cammino in foresta, la Cueva del Guacharo, una grande risorgenza che si affaccia sul rio Caquetà, considerata luogo sacro dai Monochoa. La grotta è stata esplorata, fotografata e rilevata in tutte le sue parti, mentre il biologo Carlos Lasso ha svolto interessanti ricerche biospeleologiche per conto dell’Istituto Humboldt. Nei giorni successivi ci si è occupati dei preparativi per la ricognizione sulle montagne con i ragazzi provenienti dai villaggi del Resguardo. Ai giovani è stato consegnato tutto il materiale necessario alla spedizione per la permanenza di diversi giorni in foresta (amache, zaini, abbigliamento vario, borracce, stoviglie, cibi liofilizzati, provviste fresche e quant’altro). Successivamente il gruppo si è spostato per una ricognizione di un paio di giorni risalendo il Rio Caqueta con lance a motore, con un pernotto in foresta al fine di testare la logistica e le problematiche che potrebbero sorgere nelle fasi operative della vera esplorazione. E’ stata anche l’occasione per condividere del tempo insieme e rinsaldare i già consolidati legami di amicizia e collaborazione, parlando delle rispettive esperienze e visioni del mondo. Un esperienza che ci ha arricchito moltissimo e ha permesso di creare un forte affiatamento tra il nostro approccio di ricerca geografica e la profonda percezione sacra e ancestrale che gli indigeni hanno della foresta e della natura in generale.

Nei prossimi mesi, la comunità indigena continuerà la ricerca di ingressi di grotte, per poi in futuro organizzare insieme una spedizione scientifica con l’obbiettivo di portare alla luce il mondo oscuro e nascosto che senza dubbio esiste all’interno delle montagne quarzitiche di questa remota regione della Terra.

Hanno partecipato: Francesco Sauro, Alessio Romeo, Jules Domine, Antonio De Vivo, Francesco Lo Mastro, Daniela Barbieri, Patrizio Rubchich, Tiziano Conte, Alfredo Brunetti, Daniel Straley, Carlos Lasso Alcala, Jesus Julio Fernandez.
Con il supporto di: Rolex, Ferrino, Hennessy Hammocks, Tiberino, Cryoproject

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