Oggi siamo scesi all’Inferno, letteralmente. I racconti di Giovanni su quello che ci aspetta aumentano la tensione e la voglia di andare a recuperare il bidone con dentro l’apparecchio che ha registrato dati per 4 anni, lasciato in una galleria a -590 a 48° gradi con acqua.
Posto da record di permanenza in ambienti caldi, così dice lui. Siamo bambini che giocano col fuoco.
La sosta a Cristales per lasciare un termometro diventa un proforma. Si scende, la macchina percorre l’intricato dedalo di gallerie che diventano sempre più strette e lugubri man mano che ci avviciniamo. Soprattutto sempre più calde.
Dopo numerosi tentativi riusciamo a trovare la strada giusta. Lasciamo la macchina e ci avviamo a piedi. Superiamo una frana di detriti e percorriamo una galleria allagata, l’acqua arriva quasi all’inguine ed è caldissima, al limite della sopportazione. Il caldo è bestiale, non può andare peggio di così, penso. Mi sbaglio, dopo una sosta per recuperare e coordinarci (abbiamo solo pochi minuti per recuperare l’apparecchio e cercare di fare foto) entriamo in un ambiente chiuso al lato della galleria. Li è l’Inferno: un posto apocalittico, possente, la temperatura si alza ancora, è un cazzotto in piena faccia, l’acqua che cade dal soffitto è bollente.
Provo a togliermi la maschera per un attimo, pazzesco. Ci muoviamo come fantasmi, alieni, sembra un film al rallentatore, i movimenti sono lenti ma precisi, una stupidaggine qui e ci lasci le penne. Riusciamo a fare tutto e torniamo indietro.
Le gallerie che prima ci sono sembrate calde e ostili ora sono il paradiso. Rientriamo a Cristales per fare gli ultimi punti di misura della temperatura.
Ci sediamo in silenzio, un ultimo saluto alla grotta. Se conoscerla è stato emozionante, lasciarla di più; troppo personale per parlarne.
Gaetano