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Da pochi giorni è rientrato in Italia il team di La Venta che ha realizzato la prima prospezione speleologica al vulcano islandese Fagradalsfjall nell’ambito del progetto “Hraun” per lo studio dell’evoluzione di tubi lavici.

La spedizione ha raggiunto tutti gli obbiettivi prefissati, documentando con un drone con camera termica diversi ingressi di tubi lavici formatisi da poche settimane sui fianchi del vulcano. Come si sperava ai fini del progetto, l’eruzione si è interrotta con l’evento del 17-20 settembre, pertanto le mappature realizzate rappresentano un’efficace base di partenza per le esplorazioni speleologiche che prevediamo di intraprendere a maggio-giugno del 2022. Nel corso dei numerosi sorvoli sono state acquisite 324 immagini termiche, coprendo ben 5 diverse aree, incluso il grande portale da cui si è generata l’ultima colata attiva in settembre. Al momento delle riprese la superficie della lava si è già in parte raffreddata, con aree che comunque superano ancora i 70° centigradi. All’interno degli imbocchi e dei collassi abbiamo misurato temperature che si avvicinano ai 200°, mentre all’interno dei tubi le temperature sono certamente di molto superiori. Essendo lo spessore delle colate talvolta di alcune decine di metri è evidente che saranno necessari ancora alcuni mesi prima che le grotte diventino esplorabili da tecnologie innovative (collision tolerant drones) o dagli speleologi con attrezzature di protezione.

Avanzando con il rilievo laser scanner nella grotta di Búri

Questa prima prospezione ci ha permesso inoltre di iniziare una proficua collaborazione con l’istituto meteorologico dell’Islanda (Veðurstofa) che si occupa del monitoraggio del rischio vulcanico, e con alcuni ricercatori del Museo di Storia Naturale di Rjekiavik e dell’Università dell’Islanda. Sono state gettate le basi per una cooperazione proficua, attraverso lo scambio di dati e la condivisione di obbiettivi scientifici.
Durante i numerosi giorni di pioggia in cui non era possibile effettuare i voli con il drone termico, abbiamo approfittato dell’ospitalità della Società Speleologica Islandese per visitare alcune grotte in corso di esplorazione nella penisola del Reykjanes. Di particolare interesse è stata la realizzazione del rilievo tridimensionale con laser scanner del tubo lavico di Búri, uno dei più grandi e spettacolari condotti conosciuti in Islanda, scoperto solo nel 2005.

Pianificando i voli con il drone dotato di camera termica

Lo studio di tubi formatisi in eruzioni più antiche nelle vicinanze del Fagradalsfjall ci permette di avere una maggiore conoscenza dei processi speleogenetici, aiutandoci a prevedere che cosa potremo incontrare all’interno delle cavità appena formate.
Questa prima tappa del progetto può dirsi conclusa, torniamo a casa con la voglia di tornare appena le condizioni di temperatura permetteranno l’accesso alle grotte di questo spettacolare vulcano.

Francesco Sauro

La grande e spettacolare galleria del tubo lavico di Búri, scoperto nel 2005 dalla Società Speleologica Islandese

Questo progetto è supportato da Kibo.it, Studio Atlante, Vigea, Miles Beyond, Ferrino, Tiberino, Amphibious, Scurion, e realizzato in collaborazione con Veðurstofa Íslands (Icelandic Met Office), University of Iceland, Società Speleologica Islandese, Istituto Nazionale di Astronomia e Fisica, Università di Bologna e Università di Padova, col patrocinio della Società Speleologica Italiana. Un grazie particolare alla Dr.ssa Sara Barsotti dell’istituto Veðurstofa, aÞórir Már Jónsson e Guðni Gunnarsson della Società Speleologica Islandese per il supporto e l’ospitalità.

Alla spedizione hanno preso parte: Tommaso Santagata, Francesco Sauro, Daniela Barbieri, Antonio De Vivo, Gaetano Boldrini, Marco Vattano, Marco Mecchia, Giovanni Rossi, Riccardo Pozzobon, Francesco Lo Mastro, Giuseppe Savino

I campi di lava ancora fumanti lungo i fianchi del vulcano Fagradalsfjall

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