C'è una oscura regione della terra che manda per il mondo degli esploratori.

Karl Kraus Detti e contraddetti, 1909

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Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. 

Marcel proust

Auyan Tepui 1993

Nel febbraio del 93, grazie ad uno sforzo logistico veramente straordinario (quasi 40 ore di elicottero, due tonnellate di materiali, complesse comunicazioni radio), tre gruppi hanno operato per venti giorni sulla superficie e negli abissi del grande altopiano quarzitico dell’Auyan Tepui.

Il lavoro di superficie ha permesso di tracciare mappe di dettaglio, grazie all'uso di moderni satellitari e una meticolosa attività topografica. L'esplorazione ipogea, superando le difficoltà tecniche poste dalla quarzoarenite (altissima abrasività, estrema durezza in superficie, friabilità in profondità) e quelle legate al clima (altissime precipitazioni e piene improvvise) porta invece alla conoscenza e allo studio di una delle cavità più profonde al mondo in questo tipo di roccia (Cueva del Rio Pintado, 2500 metri di sviluppo, 370 metri di profondità).

Anche le esplorazioni della piattaforma Aonda e della Sima Churun portano a risultati inaspettati. Ma al di là dei dati metrici, viene confermata definitivamente la possibilità di sviluppo di sistemi carsici complessi nella quarzite, e è chiarito il meccanismo speleogenetico alla base del fenomeno.

Nel corso della spedizione è realizzato un documentario per il programma Reportage (Canale 5) che ottiene un grande successo, grazie a nuove tecniche di ripresa e agli ambienti particolarmente impressionanti.

Tepui 2012

Un grave incidente occorso all’elicottero che doveva portare i membri della spedizione sull’Auyan Tepui e le critiche condizioni meteorologiche hanno costretto a rinunciare al programma originale, che prevedeva l’esplorazione di nuove grotte sull’Auyan Tepui.

Dopo vari giorni spesi nel tentativo di rispettare il programma originale, il gruppo decide di fare un breve ricognizione sul Roraima Tepui, l’unico raggiungibile via terra con 2 intensi giorni di cammino.

Durante i pochi giorni disponibili e in condizioni meteo decisamente proibitive, vengono fatte alcune prospezioni per individuare nuove possibili grotte e vengono realizzati studi di carattere geologico, tesi a arricchire il quadro conoscitivo sui tepui e sui processi di alterazione cui sono sottoposte le rocce quarzitiche in questi particolari ambienti.

Auyan Tepui 2013

Dopo la sfortunata spedizione del 2012, nel mese di febbraio del 2013, 15 giorni di tempo relativamente stabile hanno permesso ad una squadra di speleologi di La Venta e del Theraphosa Exploring Team, di installare un campo nel settore est dell’Auyan Tepui, sul bordo di una vasta depressione che lasciava intravedere qualche ingresso ai piedi delle pareti interne.

In realtà azzeccare l’entrata giusta in quel caos di blocchi giganteschi non è stato così semplice, ma, una volta individuata, si è aperto un mondo inaspettato.

Pochi giorni di esplorazioni a ritmi serrati hanno permesso di esplorare e documentare quasi 20 km di gallerie, di cui 15 km topografati, appartenenti ad un vasto labirinto di gallerie orizzontali e incredibili ambienti larghi oltre cento metri e alti solo pochi metri. Un sistema percorso da più collettori, alcuni di considerevole portata (> 100 l/s), collegati da gallerie inattive e con più ingressi.

Ma quello che impressiona di più di questa grotta, chiamata Imawarì Yeuta – la “Casa degli Dei” in lingua Pemon Kamarakoto – non sono tanto le dimensioni, quanto l’incredibile varietà di speleotemi, costituiti principalmente da silice amorfa (opale), gesso e ossidi di ferro. L’interesse scientifico di queste formazioni è enorme, perché sono legate a condizioni geologiche e microclimatiche particolarissime, che solo in grotte dall’evoluzione lentissima (diversi milioni di anni) possono presentarsi.

Inoltre la scoperta di questa grotta contribuisce alla comprensione dei processi speleogenetici in quarziti (arenarie quarzose) che, fino a qualche anno fa, si basavano su modelli speculativi non del tutto convalidati da dati analitici e modelli fisico-chimici.

Auyan Tepui 2014

Nel marzo del 2014 si è svolto un nuovo atto del progetto di ricerca dell'associazione La Venta nel settore orientale dell'Auyantepui (Venezuela) sempre in collaborazione con il Teraphosa Exploring Team e con l’appoggio dell’Istituto Nazionale dei Parchi (INPARQUES) aveva portato alla scoperta di un vasto sistema sotterraneo di oltre 15 km di sviluppo, denominto Imawarì Yeuta (la “casa degli Dei” in lingua Pemon). Il 2014 è stato dedicato in particolare alla documentazione e alla ricerca scientifica di questo vasto sistema sotterraneo che è al momento il maggiore a livello mondiale in quarzite; ma non sono mancate anche le nuove esplorazioni.

I partecipanti, 18 italiani, 5 venezuelani e una messicana, si sono divisi in due gruppi: uno più numeroso, che ha svolto soprattutto il lavoro di documentazione nel sistema di Imawarì, e uno più piccolo, che con una serie di campi avanzati, ha cercato nuovi sistemi in zone poco più a nord. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche, con nebbie e piogge quotidiane e i conseguenti problemi per gli spostamenti in elicottero e l'allestimento dei campi, i risultati raggiunti sono stati notevoli su tutti i fronti.

Dal punto di vista esplorativo sono state rilevate nuove diramazioni nella grotta Imawarì Yeuta, che adesso raggiunge i 18,7 km, e sono state trovate altre due grotte geneticamente correlate che, sebbene separate da profondi sprofondamenti, portano il sistema a un totale di circa 20 km. Nei settori subito a nord, dove s'ipotizzava l'esistenza di altri vasti sistemi di gallerie orizzontali, sono state trovate per adesso solo grotte di dimensioni minori, con l'eccezione della Cueva dell'Arco, scoperta a pochi giorni dalla fine della spedizione, che in ultima punta di 36 ore è stata rilevata per quasi 2,5 km ed esplorata per almeno altri 600 m.

Tutte le grotte di questa zona sono ricche di speleotemi molto particolari, costituiti prevalentemente da silice amorfa (opale) e da gesso, più altri minerali ancora in fase di studio. Anche da un punto di vista morfologico e speleogenetico le grotte presentano ambienti per molti versi straordinari e di non chiara interpretazione, che implicano un ripensamento sui processi di formazione delle grotte in quarzite.

La parte di documentazione ha poi impegnato molte persone per più giorni, sia con squadre fotografiche sia con squadre video, per un totale di diverse migliaia di scatti fotografici e decine di ore di riprese video ad alta definizione.

Sul piano scientifico sono state eseguite analisi chimiche in situ delle acque di scorrimento e d’infiltrazione, sono state raccolte decine di campioni di acque, per ulteriori analisi chimiche e isotopiche e sono stati osservati e studiati i diversi tipi di speleotemi presenti.

Auyan Tepui 2010

Una nuova spedizione, nel marzo del 2010, ha completato il rilievo topografico e dato inizio agli studi sulla speleogenesi e sugli speleotemi della Cueva Guacamaya, offrendo nuovi spunti all’interpretazione del fenomeno carsico in rocce quarzitiche.

La grotta, denominata Cueva Guacamaya, si dimostra come una delle più interessanti cavità esplorate nell’area, caratterizzata da un’abbondanza e varietà di speleotemi di opale mai documentata prima sull’Auyan Tepui.

Il prevalente andamento orizzontale lungo gallerie controllate da un interstrato di ossidi di ferro la rendono più simile al grande sistema esplorato da speleologi ceki e venezuelani nel Chimantha Tepui, che alle cavità di impostazione tettonica esplorate precedentemente nel massiccio dell’Auyan nella vicina zona Aonda.

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